Il disegno di legge di stabilità approvato ieri dal Governo ha segno restrittivo, ossia impatterà in senso negativo sull’economia reale: il deficit obiettivo per il 2016, al netto della clausola migranti, è inferiore dello 0,4% del Pil rispetto a quello previsto nel 2015. In particolare, gli aumenti di imposte dovuti alle clausole di salvaguardia vengono solo in parte compensati dalle clausole di flessibilità. Oltre al saldo, rileva la composizione della manovra: le riduzioni di imposte hanno un moltiplicatore molto minore di quello dei tagli di spese, come oramai riconosciuto anche dal Fondo Monetario Internazionale. Quindi, la manovra, nella “versione base”, è recessiva. Nonostante la propaganda del governo, i numeri parlano chiaro. Per sostenere la flebile ripresa e il lavoro, sarebbero stati necessari investimenti aggiuntivi per almeno un punto di Pil all’anno, per tre anni, da affidare ai Comuni per le piccole opere. Invece, il Governo utilizza la clausola degli investimenti senza aumentarli e introduce misure elettorali e inique.
Stefano Fassina
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