«Se il Pd accoglie la proposta di Walter Tocci, allora io sono disposto a ridiscutere tutto». Compresa la sua candidatura al Campidoglio. Stefano Fassina per oggi ha organizzato una giornata di appuntamenti diffusi in tutti i municipi della città. «Le primarie del programma », le definisce, alle quali parteciperanno personalità e intellettuali, dagli ex ministri Massimo Bray e Vincenzo Visco a Vezio De Lucia a Laura Pennacchi. La corsa del parlamentare di Sinistra Italiana verso le Comunali, però, potrebbe cambiare natura se prendesse corpo la soluzione di una lista civica di centrosinistra avanzata da Tocci.

Basta togliere il simbolo del Pd, allora?
Il simbolo è l’ultima cosa, è la conseguenza di una netta discontinuità programmatica, politica e di classe dirigente. Questo è il messaggio di Tocci.
Bocciato subito, però, dal commissario del Pd Matteo Orfini.
Il Pd a Roma ha fallito. Per la seconda volta dopo Walter Veltroni vuol far pagare alla città le sue scelte. Mi colpisce l’assenza di autonomia del partito romano .
Se la proposta di Tocci venisse presa in considerazione lei sarebbe disposto a ritirare la sua candidatura?
Quando dico che si ridiscute tutto, intendo proprio tutto. Non ho preclusioni. La mia candidatura intende esprimere un progetto di discontinuità analogo a quello avanzato da Tocci.
Incontrerà Roberto Giachetti?
Vorrei discutere con lui come con gli altri candidati al Campidoglio .
Nessun dialogo, nessuna coalizione?
Il Pd ha rotto il centrosinistra votando dal notaio la cacciata di Marino insieme ai consiglieri di centrodestra. Avrebbe dovuto costruire le condizioni per una coalizione ma ha scelto un interprete dell’estremismo renziano.
Il 23 conferma la sua presenza all’iniziativa del Brancaccio per l’unità del centrosinistra?
Se l’appuntamento si farà io ci sarò. Dopo la scelta di Giachetti, però, non capisco il senso politico della kermesse.

Intervista tratta da La Repubblica

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