Grazie, Presidente.
Con la mozione che abbiamo presentato, insieme agli altri colleghi di Sinistra Italiana, oltre a chiedere impegni precisi al Governo, che illustrerò a breve, vorremmo provare ad ancorare la discussione a dati di realtà, cioè ad ancorare la discussione sulla portata, sui costi, sui benefici di breve, medio e lungo periodo dei giochi olimpici. È un obiettivo molto ambizioso provare ad ancorare la discussione a dati di realtà; è ambizioso in generale, nel discorso pubblico, ed è ambizioso ancora di più quando si parla di un oggetto come i giochi olimpici che, come è noto, è avvolto, è accompagnato ed è raccontato con una volume di retorica davvero eccessivo. Mi perdoneranno alcuni colleghi, che hanno presentato mozioni analoghe, se sottolineo di aver ritrovato, anche nelle premesse di alcune mozioni, un volume di retorica davvero rilevante, che li porta fino a dire che «il grande evento delle Olimpiadi potrà essere l’occasione per contribuire alla sintesi ideale e spirituale di un messaggio mondiale che, partendo dall’Italia, si rivolge a tutte le donne e a tutti gli uomini del pianeta». È evidente che la retorica a volte è necessaria, ma non deve eccedere e, soprattutto, non deve arrivare a stravolgere i dati di realtà.
Nella discussione sui giochi olimpici a Roma 2024 mancano i dati di realtà. Dunque, vorremmo provare a chiedere al Governo di discutere e soprattutto di procedere, nel caso si proceda, dopo aver guardato i dati di realtà. I dati di realtà sono i seguenti (li riassumo brevemente): da almeno un quarto di secolo le Olimpiadi – o manifestazioni sportive di impatto analogo – sono state un pessimo risultato per le città che le hanno ospitate. Sono state un pessimo risultato in termini di bilanci pubblici, in termini di assetto urbanistico e in termini di qualità della vita prima, durante e dopo l’evento. Citiamo nella mozione una delle ultime ricerche, forse la più sistematica, ma è solo un esempio di una messe enorme di ricerche, in alcuni casi prodotte in Italia, in molti casi prodotte da altri Paesi, da istituzioni accademiche, da centri di ricerca privati, fonti estremamente serie e qualificate.
Noi citiamo un lavoro molto importante, pubblicato da un’istituzione di nota affidabilità scientifica come la Brookings Institution di Washington. L’autore è un giornalista sportivo di robusta sostanza documentaria: si chiama Andrew Zimbalist e ha scritto un saggio che potrebbe essere, se guardiamo al titolo proposto, una sorta di avvertimento in extremis al nostro Paese, in particolare alla città di Roma. Il titolo è: Circus Maximus: the economic gamble behind the Olympics and the World cup e mette appunto in guardia, utilizzando un’evidenza empirica indiscutibile. Il primo dato empirico che viene ricordato e documentato è che nel breve periodo i costi delle Olimpiadi sono sempre sistematicamente sottostimati. Qui non parliamo soltanto di qualche caso strano; parliamo, appunto, dell’ultimo quarto di secolo. A Londra il costo iniziale era previsto nell’ordine di 4 miliardi; il costo finale si aggira tra i 15 e i 20 miliardi.
Ad Atene il costo iniziale era previsto in 1,6 miliardi; il costo finale è stato dieci volte tanto. Il fattore moltiplicativo è stato ancora superiore per i giochi olimpici invernali di Soci e così per i campionati mondiali recentemente svoltosi in Brasile. Siamo parlando, in media, di una sottostima di cinque volte rispetto a quello che è poi il costo effettivo. Si presenta un piano economico-finanziario dove i costi sono pari a 100; il risultato medio, appunto, dell’ultimo quarto di secolo è che i costi arrivano a 500.
A fronte della sottostima, dell’enorme sottostima dei costi, l’altro dato empirico, anche qui documentato con una lunga serie storica, riguarda i benefici, riguarda l’impatto economico, riguarda l’impatto in termini occupazionali degli investimenti e dei consumi connessi ai giochi olimpici. Si gioca con un parametro molto noto a chi ha una qualche lettura di econometria: si chiama «moltiplicatore». È quel parametro che, quando presentiamo emendamenti al disegno di legge di stabilità, viene sempre regolarmente stimato inferiore a 1. È anche il caso dell’ultimo Documento di economia e finanza, dell’ultima Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Vi è unbox molto analitico – e vi invito a leggerlo – dove il Ministero dell’economia e delle finanze ripercorre una lunga letteratura dalla quale viene fuori che si deve utilizzare, nelle previsioni di finanza pubblica, un moltiplicatore inferiore a uno.
Ebbene, dalle analisi che sono state svolte sui piani economici e finanziari delle città dei Paesi che nell’ultimo quarto di secolo hanno svolto i giochi olimpici, viene fuori che il moltiplicatore utilizzato è, nel migliore dei casi – cioè, nel caso in cui è minore –, pari a 1,7 e, in alcuni casi, arriva anche a 3,5. Cioè, si fanno delle previsioni di impatto sul PIL e di impatto sull’occupazione sottolineando e proponendo che 100 euro di investimenti o di spese in consumi portano ad un effetto sul PIL pari a due, tre volte tanto e, quindi, a un conseguente enorme impatto occupazionale. L’analisi ex postdell’impatto degli investimenti effettivamente effettuati con quello scarto, che ricordavo, tra i costi previsti e i costi effettivi dimostra che il moltiplicatore è pari a 1 (non è pari a 1,7 e non è pari a 1,5).
Nel versante dei benefici, oltre all’impatto sul PIL e all’impatto sull’occupazione, viene ricordato anche l’impatto in termini di aumento dei flussi turistici. Qui, per ragioni di brevità, non richiamo la serie storica ricordata nel saggio che ho citato all’inizio; mi limito a sottolineare gli ultimi due eventi, le ultime due Olimpiadi, quella di Londra, nel 2012, è quella di Pechino, nel 2008. A Pechino si erano previsti circa 400 mila turisti; ne arrivarono soltanto 235 mila, con un calo del 30 per cento rispetto al 2007. A Londra 2012 la caduta del flusso di turisti, rispetto all’anno precedente, è stata di oltre il 6 per cento.
Infine, tra i benefici che vengono proposti e che vengono previsti in connessione ai giochi olimpici vi è il così detto «Effetto legacy» e, cioè, l’eredità in termini di infrastrutture che la città che ospita le Olimpiadi riceve dagli investimenti, appunto, che vengono effettuati per poter svolgere l’Olimpiade medesima.
Anche qua l’analisi ex post porta i seguenti risultati: opere sportive che sono sistematicamente sovradimensionate rispetto alle esigenze effettive – da ultimo Londra, lo stadio che è stato costruito in East London non trova più squadre che intendono affittarlo, data la dimensione – e così pure per quanto riguarda le strutture abitative che ospitano gli atleti, si hanno costi di adattamento molto elevati, costi di manutenzione molto elevati e infrastrutture per la mobilità che molto spesso – molto spesso, sottolineo – non corrispondono alle priorità che quella città ha. Questo è il quadro che poi viene sintetizzato in termini di sottostima delle spese e sovrastima degli affetti delle entrate, viene sistematicamente sintetizzato con buchi di bilancio molto rilevanti che la città e il Paese che ospita i Giochi olimpici eredita. Anche qui, per brevità, cito solo il 2012 e Londra: un buco finanziario di oltre 10 miliardi di euro. In questo quadro la discussione che è stata avviata in Italia è completamente sganciata da dati di realtà, ho sentito più volte il presidente del CONI e il presidente del Comitato per Roma 2024 indicare effetti occupazionali di 170 mila unità. Ho chiesto sulla base di quali investimenti si giustificava una tale consistente stima ed ho scoperto con qualche sorpresa che non c’è nessun piano economico-finanziario, l’Italia va avanti a proporsi come candidata per i Giochi olimpici del 2024 in completa assenza di un piano economico-finanziario e intanto si dà in pasto all’opinione pubblica la cifra mirabolante di 170 mila occupati senza poter dire a quali investimenti ci si riferisce. Trovo questo atteggiamento particolarmente preoccupante e a mio avviso da evitare nel momento in cui vogliamo fare una discussione seria di cui ha necessità un Paese che ha il debito pubblico dell’Italia e di cui ha necessità una città come Roma che è soffocata dal debito capitolino. Poi l’altra questione di fondo è che quando si fa questa discussione non si affronta mai quello che è un principio fondamentale per l’economia, il costo opportunità: che cosa si potrebbe realizzare con le risorse che si prevede di impegnare per i Giochi olimpici ? E quali effetti avrebbero in termini di ricadute sul PIL, ricadute occupazionali, ricadute sulla qualità della vita, ricadute in termini di mobilità sostenibile ad esempio per una città ? L’analisi in termini di costo-opportunità viene sistematicamente ignorata. Allora io credo – questo è il punto che vogliamo sottolineare – che non si tratta di decidere tra di noi chi ha ragione e qual è la posizione da seguire, il punto che poniamo è consentire ai cittadini di Roma di poter scegliere tra investimenti per i Giochi olimpici 2024 e alternative che riguardano la mobilità sostenibile, che riguardano l’emergenza abitativa, che riguardano le attrezzature sportive delle periferie, che riguardano la riqualificazione e la rigenerazione di tante periferie urbane in condizioni di estrema difficoltà.
Si tratta di consentire ai cittadini di Roma di poter fare una scelta in termini di costi-opportunità in un contesto in cui Roma è in una situazione drammatica per inadeguatezza dei trasporti pubblici – in particolare la Roma Lido oltre alle metropolitane – per l’emergenza abitativa, per la paralisi amministrativa, per il livello del debito capitolino e soprattutto per l’assenza di un programma per lo sviluppo sostenibile della città, una volta che è assodato che i due motori che hanno sostenuto la crescita di Roma negli ultimi decenni sono largamente inadeguati o inservibili per proiettare la crescita di Roma nel futuro. Mi riferisco ovviamente alla spesa pubblica e all’edilizia espansiva, estensiva, speculativa e la connessa rendita finanziaria. Roma non può vivere di grandi eventi, un Giubileo, un’Olimpiade, un altro Giubileo; Roma ha bisogno di uno sviluppo sostenibile programmato.
Concludo, Presidente. La proposta di Olimpiadi è un indicatore di una classe dirigente indifferente alle emergenze della città o forse – ancor peggio – inconsapevole, rassegnata e miope di fronte alla necessità di ricostruire le condizioni per uno sviluppo ordinato di Roma. Chiediamo pertanto al Governo di consentire lo svolgimento del referendum, chiediamo al Governo di non continuare a trattare Roma come città coloniale, chiediamo al Governo – e chiudo – di non impegnarsi alla finalizzazione della candidatura di Roma 2024 fintanto che non vi sia stato un pronunciamento dei cittadini romani attraverso un referendum cittadino, per il quale stiamo raccogliendo le firme e che vorremmo celebrare nella giornata del primo turno delle elezioni amministrative del prossimo giugno. Non è una disputa tra di noi, facciamo scegliere i romani.
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