Le politiche sociali  sono un ramo principale perché sono fattore di sviluppo qualificato, oltre che diritti delle persone. Siamo di fronte a un ventaglio di problemi strutturali: asili nido e scuole d’infanzia, lavoro e povertà, diritto alla casa; assistenza agli anziani, diritto allo studio e politiche giovanili, accoglienza ai migranti e integrazione, diritto alla mobilità e alla salute e politiche per lo sport per tutti. Dobbiamo predisporre prima una mappa delle condizioni sociali delle persone municipio per municipio, poi un Piano Regolatore Sociale partecipato, corrispondente alla geografia dei bisogni. Noi vogliamo rilanciare l’edilizia residenziale pubblica con il recupero e il pieno utilizzo del patrimonio sfitto, pubblico e privato, e chiudere la vergogna dei “residence”. Noi vogliamo riscrivere la delibera Sabella sui bandi per i servizi alle persone attraverso un confronto con le rappresentanze delle cooperative sociali. Noi intendiamo confermare l’assetto proprietario pubblico degli asili nido e delle scuole per l’infanzia e stabilizzare insegnanti e educatrici precarie. Per il diritto alla mobilità, promuoveremo trasporti pubblici gratuiti per studenti, disoccupati e ultra-sessantacinquenni. Intendiamo aprire un confronto con la regione Lazio per le risorse alle Rsa e fare la parte di competenza comunale per adeguate misure per la non autosufficienza. Vogliamo rivitalizzare il Garante della Salute in ogni Municipio. Per contrastare la povertà e sostenere l’autonomia e la libertà della persona vogliamo introdurre un “reddito di dignità” per tutti i nuclei famigliari con figli minori e un reddito ISEE inferiore a 3.000 euro annuo (circa 18.000 euro all’anno per una famiglia di 4 componenti). Nel quadro delle politiche sociali, collochiamo l’obiettivo di chiudere i campi Rom per realizzare micro-percorsi di inserimento scolastico e lavorativo in tutti i municipi. Infine, puntiamo a una riforma della fiscalità locale secondo il principio costituzionale della progressività (“chi più ha, più paga”), a cominciare dalla sostituzione della vigente deduzione all’addizionale comunale Irpef con una detrazione decrescente.

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