Care compagne e cari compagni, caro Marco, caro Massimo, mi scuso per non poter essere oggi con voi. Purtroppo, come Marco ha argomentato nella sua bella e appassionata relazione introduttiva, viviamo in “tempi difficili”.
Sono tempi difficili in particolare a Roma, dove siamo impegnati nella sfida di unire gli uomini e le donne che, nella sinistra e in un campo democratico più ampio, lavorano alla ricostruzione morale, economica e amministrativa della città. Sono tempi difficili perché, nonostante l’aggravarsi delle condizioni economiche e sociali delle persone, è largo il muro della sfiducia nella capacità della politica di farsi carico dei beni comuni, dell’interesse generale. Sono tempi difficili perché, come è evidente anche a Milano, il compimento della parabola regressiva del Pd lascia smarriti e a volte rende tenacemente continuisti quanti, nel circuito della rappresentanza politica della sinistra, sono esistiti e esistono senza identità e cultura politica autonoma e confondono cultura di governo con subalternità al Pd.
Sono “tempi difficili”, ma sono anche tempi segnati dalla speranza quando alziamo lo sguardo oltre il nostro circuito più consumato e incontriamo gli uomini e le donne che nelle città, fuori dal circo mediatico-politico sempre più astratto e autoreferenziale, producono solidarietà, cultura, integrazione e giustizia sociale, tutela dell’ambiente e diritti.
Qui, nella capitale, sono “la meglio Roma”. Ma, sono presenti ovunque. Sono i protagonisti e gli attuatori, in comunità pre-figurative, di una visione di città, di una visione di società, di una visione di economia dove torna al centro la persona: la persona nelle sue relazioni con l’altro e l’altra, con il lavoro, con il creato.
Le città sono oggi, secondo il paradigma di Aldo Bonomi, i luoghi dove lo scontro tra i flussi globali di capitali, di informazioni, di merci e servizi, di paure e sogni, di uomini e donne in fuga dalla guerra e dalla fame può portare rassegnazione e rabbia oppure aprire, attraverso conflitti sociali costruttivi, una stagione di rinascita della politica orientata ai beni comuni.
Il percorso costituente che abbiamo avviato, certamente con errori e contraddizioni, può rigenerare la sinistra italiana, ancora una volta assente in questi giorni a Atene, come ricorda Marco, soltanto se noi tutti insieme riusciamo a convincere chi, oltre i confini del nostro piccolo mondo antico, fa politica nei territori, nelle realtà auto-organizzate, nei movimenti civici, nella rappresentanza dell’universo dei lavori, a esserne protagonista.
Le elezioni amministrative davanti a noi sono un passaggio decisivo. Il nostro obiettivo, già molto complicato, non può soltanto essere la costruzione di liste elettorali uniche a sinistra. Noi nel passaggio elettorale dobbiamo costruire una comunità. Dobbiamo gettare le basi ampie e inclusive di una sinistra di governo all’altezza delle sfide enormi in Italia e in Europa.
“L’altra Europa” è una forza morale, culturale e politica decisiva per non sbagliare strada e perdersi nelle miserie quotidiane.
Vi auguro buon lavoro e spero di incontrarvi presto.
Stefano Fassina

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