La Brexit nel 2016 potrebbe rappresentare per il neoliberismo ciò che per il socialismo, nel 1989, è stato il Muro di Berlino. L’ordine neoliberista è insostenibile per una società democratica, per le classi medie, per i pilastri della Costituzione scritta dopo la seconda guerra mondiale. Il neoliberismo nell’Eurozona è ancora più insostenibile. Per una semplice ragione: abbiamo ‘costituzionalizzato’ una sua versione estrema che neanche i conservatori all’epoca della Thatcher e di Reagan avrebbero osato sostenere, con lo Statuto della Bce e il Fiscal Compact, in un quadro di svalutazione del lavoro, a cominciare dalla Germania dove la ‘Riforma Hartz’ è stato di gran lunga l’atto più antieuropeo adottato dal dopoguerra in Europa.
È del tutto irrealistica la democratizzazione dell’UE al motto di ‘più Europa’. Il problema fondamentale dell’Eurozona non è l’austerity. Il problema vero è il mercantilismo alimentato dalla svalutazione del lavoro. C’è bisogno di un Piano B che non deve essere una unilaterale, non coordinata, uscita dei singoli Paesi dalla moneta unica. Il Piano B deve essere cooperativo, come propone Stiglitz, per un duplice obiettivo: salvare ogni membro dell’Eurozona e salvare l’Ue dall’euro.
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