La Nota di Aggiornamento al Def approvata ieri dal Consiglio dei Ministri anticipa una Legge di Bilancio all’insegna del tirare a campare e dei puntuali bonus pre-elettorali. Per coprire il vuoto di strategia vengono raccontate come novità misure già inserite e coperte dalla Legge di Stabilità dello scorso anno, come l’intervento sull’Ires. Dopo le chiacchiere sull’austerità sarebbe stato necessario un atto di discontinuità, un social compact per dare ossigeno alla domanda interna e ravvivare la ripresa: un piano triennale di investimenti pubblici aggiuntivi di un punto di Pil all’anno, portando l’obiettivo programmatico di deficit oltre la soglia del 3% del Pil, al fine di finanziare interventi urgenti per la messa in sicurezza idrogeologica e sismica del territorio, per la mobilità sostenibile, per ampliare la portata delle misure anti-povertà. Invece, nonostante la sostanziale stagnazione e il fallimento annunciato della costosissima de-contribuzione per i contratti a tutele crescenti, è business as usual. Il sostegno dei consumi delle famiglie ha il solito segno elettorale, utile per i diretti interessati, ma iniquo e irrilevante sul piano macroeconomico: nel 2014 è stato il bonus di 80 euro prima delle elezioni europee; nel 2015 l’eliminazione dell’Imu per tutti prima delle elezioni amministrative; adesso il bonus di 40 euro per i pensionati al minimo e la prospettiva del ‘Ponte sullo Stretto’ prima del referendum costituzionale. Il Renzismo si conferma la versione giovanile del Laurismo. Intanto, i problemi strutturali dell’Italia si aggravano nella morsa dell’euro-zona.
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