Al Ministro dello sviluppo economico – Per sapere – premesso che:

il CETA è un trattato internazionale tra Canada e Ue i cui negoziati si sono svolti in gran parte in segreto dal 2009 al settembre 2014, ovvero senza controllo da parte dei Parlamenti nazionali come è stato per il TTIP;

il CETA include l’Investment Court System (ICS), un sistema di risoluzione delle controversie sugli investimenti  che permette alle imprese di citare in giudizio gli Stati e l’UE dinnanzi a un tribunale speciale. L’ICS sostituisce nominalmente il meccanismo Investor to State Dispute Settlement (ISDS), ma mantiene inalterati tutti gli aspetti controversi, poiché, contrariamente a quanto richiesto dal Parlamento europeo nella risoluzione del luglio 2015: 1) il diritto a regolamentare non è adeguatamente protetto, 2) i membri dei tribunali non sono giudici togati (sono, in effetti, avvocati cui è concesso di svolgere attività libero professionale, con rischi di conflitti di interesse), 3) la giurisdizione degli Stati membri e dell’UE non è protetta (non c’è l’obbligo di esaurire i rimedi interni prima di adire l’ICS), 4) le norme UNCTAD e OECD sulla responsabilità degli investitori non sono tenute in considerazione, cosicché il sistema è sbilanciato a favore delle imprese;

il Canada, inoltre, non ha ratificato diverse convenzioni dell’OIL, tra cui alcune delle Convenzioni fondamentali (98): Convenzione sul diritto di organizzazione e contrattazione collettiva (138): Convenzione sull’età minima (CC) Il Canada non ha ratificato anche altre convenzioni, come quelle in materia di sicurezza e salute dei lavoratori (155). Si prevede, in particolare, che datori di lavoro, autorità e sindacati (CES) delle due parti si incontrino, discutano i problemi di conformità degli standard dell’OIL, facciano una relazione e si incontrino di nuovo l’anno successivo nello stesso periodo. Questo meccanismo molto morbido è inadeguato e non ha mai prodotto alcun effetto positivo concreto in ambito occupazionale-:

dato il riconoscimento della natura mista del Ceta e la conseguente necessaria approvazione dei parlamenti nazionali della UE per la sua ratifica, se il Governo non ritenga un grave errore politico e una sostanziale violazione di elementari principi di democrazia procedere per l’attuazione provvisoria dell’accordo nonostante la contrarietà di larghe fasce di opinione pubblica italiana ed europea e le posizioni espresse da alcuni parlamenti nazionali, specificando su quali basi il Governo abbia acconsentito che, all’accordo chiuso nel 2014, venissero allegati documenti aggiuntivi, senza informare il Parlamento.

 

FIRMA

Stefano Fassina, Arturo Scotto + tutto il gruppo

 

Interrogazione presentata il 2/11/2016

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