È triste dover rilevare, anche di fronte alla tragedia del terremoto, la chiave propagandistica delle parole del Presidente del Consiglio. Per le misure destinate all’emergenza sismica l’impegno nel disegno di Legge di Bilancio, art. 51, è di 600 milioni per il 2017, 800 milioni per il 2018 e 950 per il 2019. Non ci sono ulteriori ‘spazi di azione’. A legislazione vigente è evidente che vi sono nel Bilancio dello Stato e nei bilanci degli enti territoriali altre risorse per interventi legati a precedenti eventi sismici. Ma che c’entra con le risorse aggiuntive? Il dato di realtà è che il governo non prevede un programma straordinario e consistente, pluriennale, di dimensione nazionale, per mettere in sicurezza il territorio, le infrastrutture e gli edifici pubblici e privati. Su tale programma si dovrebbe aprire un negoziato con la Commissione europea per uno spazio di deficit adeguato, almeno un punto di Pil all’anno, 17 miliardi, per un triennio. Invece si utilizza l’emergenza terremoto per giustificare uno scostamento marginale rispetto ai precedenti impegni di finanza pubblica per distribuire a pioggia risorse su misure sostanzialmente irrilevanti sia sul piano macroeconomico che di miglioramento delle condizioni sociali.

 

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