Intervista a Repubblica.it

La scissione evocata da Massimo D’Alema dopo l’assemblea dei Frentani spariglia le carte anche nella sinistra alternativa, di Sel e Sinistra Italiana. L’ex Pd Stefano Fassina tende la mano all’ex premier e ammette: “D’Alema adesso è un interlocutore possibile”. Una linea condivisa anche dal capogruppo alla Camera di Sinistra italiana Arturo Scotto, esponente dell’ala di minoranza favorevole al dialogo con il Pd. E che a sorpresa invece ha invocato un cambio di rotta verso una prospettiva collegiale in vista del congresso di Si a Rimini, dove è candidato segretario contro Nicola Fratoianni.

Fassina, adesso Scotto sembra darle ragione?
Da tempo insisto sulla necessità di fare un congresso fondativo su temi concreti, con una gestione unitaria e senza lacerazioni. In verità non ritengo che il problema della sinistra italiana sia il renzismo: tutta la famiglia progressista deve risolvere una frattura più profonda, ossia la sua subalternità all’impianto neoliberista nell’ultimo quarto di secolo.

Sarebbe disposto ad aprire a un partito unico con D’Alema?
L’iniziativa di D’Alema è importante così come i comitati per il No al referendum che lui ha proposto. Il fatto che riveda in modo critico la stagione di cui lui stesso è stato protagonista, lo rende un interlocutore. Ma è bene chiarire: dopo il congresso Sinistra italiana sarà un partito autonomo, popolare, aperto e inclusivo. Non certo l’associazione ‘amici di D’Alema’.

Va bene perdere purché si resti puri?
No, pur mantenendo autonomia di visione, vogliamo stabilire relazioni con chi si muove nella nostra lunghezza d’onda. A cominciare dal popolo del No, che oggi non ha una casa politica e dal quale sono emerse figure interessanti come Tomaso Montanari e Anna Falcone. Il nostro è un percorso che guarda oltre i palazzi del potere e vuole catalizzare le decine di liste di alternativa nate nelle città, da Torino a Cosenza.

A destra intanto le sembra che ci sia aria di riorganizzazione sull’ipotesi del voto anticipato?
Si, decisamente. I partiti di destra vedono Trump, la Brexit e provano a cavalcare la sofferenza economica e sociale. E la gente si rivolge a loro perché non trova una sinistra che rimette in discussione l’euro e la libertà di circolazione di capitali, merci e servizi. Nel documento congressuale propongo il superamento cooperativo della moneta unica.

Questo lo sostiene anche Matteo Salvini.
Sì, però lui ne fa una questione di sovranismo, mentre per me è un intervento indispensabile per attuare l’articolo 1 della Costituzione, quello che fonda la Repubblica sul lavoro.

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