È sempre più evidente che l’Unione europea è a rischio. Ma il Presidente Monti dovrebbe riconoscere che la primaria fonte di rischio è l’euro e la radicata, quotidianamente ribadita, indisponibilità della Germania ad attenuare il suo mercantilismo imposto a colpi di svalutazione del lavoro a tutta l’area monetaria. Invece di continuare a illudersi su irrealistiche riforme progressive dei Trattati, i socialisti, progressisti e ulivisti europei dovrebbero ammettere l’errore storico compiuto. Per arginare le forze regressive alimentate dalla sofferenza economica e sociale, è inutile continuare con controproducenti scomuniche dei leader antisistema. È necessario concentrarsi sulla realizzazione delle condizioni politiche ed economiche per il superamento condiviso dell’euro. Un divorzio amichevole è l’unica via di ricostruzione di una Europa di cooperazione tra Stati nazionali a democrazia rivitalizzata.
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