Basta con le lettere di sfratto dal patrimonio immobiliare capitolino alle associazioni ed esperienze di welfare della città. Oggi è il turno di ‘Celio Azzurro’, un’eccellenza romana per le politiche dell’infanzia e dell’intercultura. Il Celio Azzurro ha sempre rispettato il contratto stipulato, come da Delibera del ’95, a canone sociale. Ha regolarmente pagato. Ora, come a centinaia di altre associazioni di produzione di beni comuni, arriva la richiesta di arretrati per il ricalcolo dell’affitto a canone di mercato. Una pretesa assurda e impossibile, accompagnata dalla richiesta di rilascio dei locali, dove da più di due decenni si offre un contributo preziosissimo alle famiglie e alla città intera. Quegli spazi versavano in stato di abbandono e sono stati trasformati in un punto di riferimento per migliaia di bambini e bambine. Il Celio azzurro non è solo una scuola, ma è un luogo di incontro, confronto e crescita, dove non ci si accontenta della tolleranza, ma dove si cerca la crescita collettiva di una comunità nel rispetto dell’integrità e della dignità di noi stessi e degli altri. Ancora una volta le incertezze e gli attendismi nel superamento di un atto iniquo come la delibera 140, frutto di un Piano di Rientro insostenibile, rischiano di spegnere un’altra luce nella nostra città. L’ennesima lettera di sfratto viene recapitata nonostante la proposta di moratoria contenuta nell’odg approvato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina il 9 Febbraio scorso. Il Comune di Roma ha chiesto che siano restituiti i locali. Chiediamo che la Giunta Raggi intervenga immediatamente per dare attuazione all’ordine del giorno approvato, di revocare la Delibera 140/15 e di preparare un regolamento che finalizzi il patrimonio capitolino a uso sociale.

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