Non può essere archiviata la drammatica vicenda delle lavoratrici e lavoratori di Almaviva, dei 1666 licenziati a Roma e di quanti a Napoli hanno accettato un contratto pesantemente regressivo in termini di diritti e retribuzione. La normativa sugli appalti va riscritta e deve prevedere il vincolo della territorialità : chi vince gare da aziende o amministrazioni italiane opera in Italia e applica il contratto nazionale di lavoro previsto. Il mercato unico europeo senza standard sociali è sempre più insostenibile fonte di svalutazione del lavoro. Il governo deve chiarire come sia possibile che la Simest, società pubblica, possa finanziare per 15 milioni di euro Almaviva do Brasil mentre in Italia licenzia e comprime le condizioni del lavoro.
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