Nel suo costitutivo equilibrismo programmatico, dopo aver misurato il gradimento su proposte “di sinistra”, il M5s oggi consulta i suoi iscritti su una misura tipica della destra liberista: eliminare i sindacati dai luoghi di lavoro. È il sogno da sempre di chi considera il lavoro una merce come le altre e vuole imporre, come se fosse carente nell’attuale fase del capitalismo, il monopolio della cultura del comando nelle imprese. Le organizzazioni sindacali, come tutte le organizzazioni di rappresentanza politica, economica, sociale e civica, hanno necessità di ridefinirsi e dare maggiore protagonismo a iscritti e eletti nei luoghi di lavoro, ma puntare alla disintermediazione di lavoratrici e lavoratori vuol dire lasciare sole le persone in un rapporto di forza drammaticamente squilibrato, quindi implica un’ulteriore regressione delle loro condizioni e perdita di retribuzione. È un arretramento economico, sociale e democratico. Un’allettante esca elettorale per chi, sul versante dell’impresa, punta a completare la restaurazione del capitalismo pre-costituzionale per competere attraverso lo sfruttamento del lavoro invece che sull’innovazione tecnologica e la qualità del lavoro. M5s deve scegliere da che parte stare. Noi siamo dalla parte del lavoro e della democrazia costituzionale.
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