I prevedibili e deludenti risultati del G7 di Taormina, in particolare in materia ambientale, non possono essere minimizzati. L’accordo di Parigi, dopo anni di faticosissime trattative, è stato una prima tappa per la riduzione degli agenti inquinanti. Ora, gli Stati Uniti si tirano indietro. L’Unione europea non può andare avanti come nulla fosse. È evidente lo svantaggio competitivo che si determinerebbe tra le imprese europee vincolate agli standard di Parigi e le imprese statunitensi invece svincolate. Per rimettere a livello pari il terreno della competizione vanno introdotte contromisure doganali per l’import dagli Usa o da paesi di triangolazione: il rispetto degli standard ambientali di Parigi o dazi equivalenti ai costi aggiuntivi sopportati dalle imprese Ue. Il Governo italiano, presidente di turno del G7, si muova. È finito il tempo delle lamentele.

 

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