Anche oggi, puntuale, arriva il tentativo governativo di celebrare il Jobs Act con i dati Istat. Ma la realtà continua testardamente a contraddire la propoganda. I dati mensili sono poco significativi. Guardiamo l’ultimo anno. L’aumento di 277.000 unità nel periodo Aprile 2016 – Aprile 2017 è di occupati, non di “posti di lavoro”. È occupato, secondo la definizione Eurostat, chi “nella settimana della rilevazione ha svolto almeno un’ora di lavoro retribuito”. Sono occupati anche gli “scontrinisti” della Biblioteca Nazionale Centrale, ma non hanno un posto di lavoro. Sono occupati le centinaia di migliaia di uomini e donne pagati a voucher, ancora possibili a aprile. Ma vediamo i dati nel dettaglio. Nel periodo considerato, aumentano di 225.000 i dipendenti a tempo determinato, fattispece in via di estinzione secondo il mantra renziano. Gli occupati dipendenti permanenti aumentano molto meno: 155.000. Ma il Jobs Act non centra nulla. Sono tutti ultracinquantenni bloccati al lavoro dalla Legge Fornero: + 362.000. Nella fasca di età sotto ai 34 anni gli occupati, in un anno, aumentano soltanto di 37.000 unità ma sono quasi esclusivamente contratti precari. Nella fascia da 35 a 49 anni invece c’è un’emorraggia di occupati e posti di lavoro (-122.000), anche a causa della cancellazione dell’art 18. Il Pd e il suo segretario continuano a raccontare favole. Poi si sorprendeno quando l’80% dei giovani dice No al plebiscito voluto da Renzi sulle sue gesta.
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