Le condizioni di lavoro all’Anpal, l’agenzia governativa per le politiche attive per il lavoro, sono allucinanti. Come lo sono per il personale dei centri per l’impiego e dell’Inapp. La stragrande maggioranza delle lavoratrici e lavoratori che, per conto del Ministero del Lavoro, è impegnata a promuovere occupazione, possibilmente buona, ossia decentemente remunerata e stabile, ha ancora il contratto di co.co.co, quello che secondo la propaganda renziana il Jobs Act avrebbe abolito. Non solo dominano contratti precari, ma ogni volta, per essere ri-occupati, lavoratori e lavoratrici devono ri-fare la selezione dopo obbligo di “vacancy”. Il governo deve intervenire e mettere fine a una situazione insostenibile per i diretti interessati e per l’efficacia delle politiche attive, la famosa “seconda gamba” del Jobs Act, il fiore all’occhiello delle slides di Matteo Renzi. La stabilizzazione non può che essere graduale, ma si incominci e, da subito, si cancellino almeno le inutili e umilianti prove di selezione ricorrenti ad ogni rinnovo di contratto precario per le stesse persone, per lo stesso lavoro.
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