I risultati del secondo turno delle elezioni amministrative confermano una tendenza chiara a partire dalle elezioni regionali in Emilia Romagna del novembre 2014: parte sempre più ampia del popolo di sinistra non si riconosce più nel Pd. Sceglie prevalentemente l’astensione, quando non trova, come spesso è avvenuto al primo turno in tante città, proposte unitarie, civiche e politiche, alternative al Pd e credibili.

Il crollo della partecipazione registrato in misura ancora più intensa ieri è più preoccupante che mai perché è avvenuto a fronte di sfide con la destra e il centrodestra in Comuni di profondo radicamento della sinistra: da Genova a La Spezia, da Sesto San Giovanni a Pistoia. È evidente, dato sul quale i grandi manovratori, incollatori e pontieri del cosiddetto “centrosinistra” dovrebbero riflettere, che il rassemblement di ceto politico intorno e a ridosso del Pd non convince gli elettori poiché il segno dominante della coalizione è percepito e spesso è in continuità con il Pd del Jobs Act, della Legge regressiva sulla scuola, delle trivelle e, da ultimo, del raggiro sui vouchers e dei grandi regali alle banche. Per recuperare il popolo della sinistra disperso e sfiduciato, è necessaria una proposta politica unitaria, nitidamente alternativa al Pd, nettamente discontinua sul programma e adeguatamente rinnovata in termini di classe dirigente. Non c’è tempo da perdere. I percorsi del Brancaccio e SS. Apostoli devono essere all’altezza della sfida.

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