Intervista di Repubblica Bari

Presenteremo un’interrogazione al governo per chiarire la vicenda. La banca esca però dal Medioevo della gestione familistica”. Stefano Fassina porta in parlamento il caso della Banca Popolare di Bari. Il parlamentare romano di Sinistra italiana, viceministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Letta fino al 2014, vuole far luce sull’istituto.

Che idea si è fatto delle ultime vicende che hanno coinvolto la Bpb, dall’ultima inchiesta fino ai timori per gli azionisti?
“Ho una grande preoccupazione e, devo dire, anche amarezza per le tipologie di reati contestati. L’associazione per delinquere è un’ipotesi di reato particolarmente grave, per non parlare di quelle che abbiamo già visto purtroppo in tanti altri casi che hanno segnato le banche italiane. Mi riferisco all’ipotesi della falsificazione dei prospetti”.

Negli ultimi giorni chi è intervenuto in favore della banca ha escluso ogni paragone con le vicende venete.
“Io invece dico che ci sono tante similitudini: una di queste è la continuità e il familismo del management che gestisce la banca. Ma sul piano dei dati strutturali e dei fondamentali economici della banca mi stupirei se vi fossero analogie con le banche venete perché la Popolare di Bari, stando ai dati ufficiali, a partire dagli stress test fatti dalla Bce, ha avuto risultati molto diversi rispetto alle banche venete”.

E allora dov’è il nodo?
“Dati i capi di accusa c’è la possibile esistenza di operazioni baciate. Se venisse fuori che gli aumenti di capitale che sono avvenuti negli ultimi periodi sono stati sottoscritti attraverso finanziamenti della stessa banca in misura considerevole, è chiaro che c’è un problema molto rilevante. Però oggi ci sono indagini in corso e credo sarebbe sbagliato gridare ‘al lupo al lupo’. Per questo bisogna fare chiarezza sul caso”.

Come?
“Noi siamo pronti a fare la nostra parte sul versante parlamentare, chiedendo spiegazioni al governo. Il 4 settembre riprenderà l’attività in commissione e in quell’occasione presenteremo una interrogazione al ministro dell’Economia per avere elementi maggiori, perché si tratta della più importante banca al Sud. Stiamo parlando di un pezzo decisivo del funzionamento dell’economia meridionale che può avere importanti conseguenze sugli oltre 69mila soci, le aziende e i risparmiatori. Ma c’è dell’altro”.

Ovvero?
“Da un lato auspichiamo velocità nelle indagini, dall’altro sarebbe utile un intervento di Bankitalia che possa chiarire lo stato della banca o ribadirne la sua solidità, altrimenti finiamo in quel circuito di profezie che si autoavverano: un circolo vizioso che può danneggiare la solidità della banca stessa”.

L’onorevole pd Francesco Boccia, invece, teme il pericolo di squali all’orizzonte, “pronti a fare shopping al Sud”.
“È evidente che la Popolare di Bari sia importante. Ha una raccolta molto appetibile, quindi è plausibile che vi possano essere tanti interessi a forzare e speculare anche sulle indagini della magistratura. Ma da parte nostra vi sarebbe una radicale opposizione a una ripetizione degli errori compiuti con le banche venete. Ora però non bisogna contribuire a creare panico. Seguiremo con molta attenzione la vicenda perché dobbiamo assolutamente garantire che il Mezzogiorno possa contare su una banca importante”.

Sembra d’accordo con quanto dichiara il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, secondo il quale la Bpb è un’istituzione della città, al pari Fiera del Levante e Petruzzelli.
“Non ci sono dubbi. Alcune istituzioni finanziarie sono tutt’uno con l’attività economica della città. Dopodiché, con grande franchezza, dobbiamo fare in modo che le gestioni familistiche cessino, perché anche le banche devono finalmente uscire dal Medioevo. Avere una struttura bancaria concentrata nelle mani di una sola famiglia non aiuta certamente le performance della stessa banca”.

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