Le elezioni tedesche smascherano la favola della Germania felix. La sofferenza economica e sociale è ampia anche nel Paese leader della UE, sebbene meno che nella periferia dell’Unione. Non è l’immigrazione la variabile che spiega il risultato di AfD. La AfD accresce i suoi consensi in misura maggiore nei lander orientali dove l’immigrazione è più bassa. È la precarietà e la povertà del lavoro, nascosta dalle statistiche della disoccupazione, la spiegazione principale: è la svalutazione del lavoro, praticata intensamente dalla Germania a partire dalle “riforme Hartz” di Schroeder, e imposta a tutto il continente attraverso la moneta unica. Larghe fasce di popolo tedesco vengono attratte in misura preoccupante dalle sirene di Afd perché la Spd è stata e è corresponsabile della rotta liberista dei Trattati europei e dell’euro. Una rotta che fa gli interessi delle imprese esportatrici e delle relative aristocrazie operaie, ma lascia ai mini-Jobs milioni di uomini e donne. Infine, la Linke, ancora poco concentrata sulla questione sociale, migliora i suoi consensi nei centri delle grandi città dell’ovest, ma arretra a Est. Speriamo che l’ennesima disfatta della famiglia socialista la risvegli dal sonno neo-liberista dell’ultimo trentennio.
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