Dal Pd, puntuale anche oggi la lettura propagandistica dei dati Istat sul lavoro. Cosa indicano i dati? Il clamoroso fallimento del Jobs Act e dei 20 miliardi di euro con esso sprecati. Primo, i numeri riguardano gli occupati non i “posti di lavoro”. È occupato, secondo la definizione Istat, chi svolge almeno un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento. Una differenza enorme. Secondo, l’aumento degli occupati in Italia è pari a circa la metà della media dell’eurozona poiché dipende dall’aumento del Pil che, a sua volta, viaggia, come negli ultimi 20 anni, a circa la metà dell’andamento medio dell’eurozona in quanto largamente dovuto alla politica monetaria della Bce. Terzo, il 90% dell’incremento degli occupati è a tempo determinato evidente indicatore del clamoroso fallimento del Jobs Act che, in cambio della cancellazione di diritti fondamentali, prometteva lavoro stabile. Quarto, oltre a essere a tempo determinato, l’incremento dell’occupazione è part-time: rispetto al 2008, siamo a 1,2 miliardi di ore di lavoro in meno all’anno (equivalgono a circa 700.000 occupati a tempo pieno). Quinto, il 90% dell’occupazione aggiuntiva è nella fascia di età over 50, ulteriore evidenza del “successo” della Legge Fornero e del fallimento del Jobs Act che ha sprecato 20 miliardi di euro per decontribuzione a pioggia per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani. Come ripetiamo da inizio legislatura e indichiamo nel programma di Liberi e Uguali, l’unica strada per la piena e buona occupazione sono gli investimenti pubblici in piccole opere: un green new deal.
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