Il progetto di Liberi e Uguali nasce per restituire speranza nella democrazia a milioni di cittadine e cittadini che oggi non si sentono più rappresentati da nessuno.Vogliamo radicare questo progetto nella società italiana per riaprire una prospettiva di governo di segno autenticamente progressista.

La crescita delle diseguaglianze è oggi il principale fattore di crisi dei sistemi democratici. La lunga crisi, assieme a un processo di globalizzazione non regolato, ha enormemente accresciuto le diseguaglianze, ha svalutato il lavoro e compresso i suoi diritti, ha costretto alla chiusura tante piccole e medie aziende, ha condannato i giovani a una disoccupazione di massa e una precarietà endemica, ha indebolito l’istruzione, la sanità e la previdenza pubbliche, ha colpito il ceto medio e ha allargato l’area di povertà e di insicurezza sociale. Il progetto di Liberi e Uguali nasce per contrastare queste tendenze, riaffermando l’attualità del modello sociale ed economico disegnato dalla Carta costituzionale.

Vogliamo riportare l’istruzione, il lavoro e l’ambiente al centro della nostra vita sociale.

L’attacco all’autonomia e alla qualità della scuola e dell’università pubblica ha indebolito l’istruzione pubblica quale luogo dove formare cittadini e cittadine con spiriti e menti libere, in grado di affrontare le sfide sociali e professionali del nuovo millennio. Ricrearlo è il nostro primo pilastro.

Il lungo ciclo della precarizzazione ha permesso alle imprese di non affrontare il nodo della stagnazione della produttività, ha compresso i salari, ha accresciuto la disoccupazione, ha dequalificato una parte importante del nostro apparato produttivo e ha portato la precarietà nella vita quotidiana delle persone. Invertire questo processo è il nostro secondo pilastro.

La tutela dell’ambiente deve diventare il cardine e il principio ordinatore di una nuova politica economica, industriale e dell’innovazione. La conversione ecologica dell’economia è il terzo pilastro su cui si fonda la nostra casa.

Una sanità pubblica moderna ed efficiente, un sistema delle pensioni rispettoso dei diritti e delle differenze, l’equità e la progressività del sistema fiscale, la lotta all’evasione fiscale, una giustizia celere, un sostegno reale all’innovazione tecnologica, la valorizzazione del patrimonio culturale, la tutela e la messa in sicurezza del territorio sono gli altri tasselli essenziali di un progetto di ricostruzione dello Stato democratico e della sua insostituibile funzione economico-sociale.

La riaffermazione di diritti sociali primari è essenziale anche per aprire il campo a una nuova stagione di avanzamenti sul terreno dei diritti civili. Strategia indispensabile anche per difendere principi irrinunciabili in materia di accoglienza e integrazione.

La piena affermazione a tutti i livelli della libertà, della pari dignità e delle pari opportunità, individuali e sociali, delle donne è un punto fondante del nostro progetto di attuazione integrale della Costituzione repubblicana e del suo cuore pulsante, l’articolo 3, così come lo è la prevenzione e il contrasto della violenza di genere.

Il ripudio della guerra e il rilancio del multilateralismo e della cooperazione internazionale devono essere la bussola di un nuovo ruolo dell’Italia e dell’Europa nel mondo globale, in un quadro ancora drammaticamente segnato da conflitti, terrorismo e grandi fenomeni migratori.

La nostra è una scelta chiaramente europeista ma, in alternativa all’europeismo liberista dominante nell’Unione europea e nell’eurozona, proponiamo l’europeismo costituzionale, ossia un quadro di relazioni coerente con i principi fondamentali della nostra Costituzione. Va riconosciuto che il mercato unico, in particolare dopo l’allargamento a 28, e l’euro sono fattori di aggravamento della svalutazione del lavoro alimentata dalla globalizzazione. Sono preoccupanti le proposte della Commissione Junker, così come le “riforme” definite nel documento degli economisti Franco-Tedeschi. Nella discussione in corso, facciamo proposte nostre. Si devono riscrivere le principali Direttive di dumping sociale, come la Direttiva Bolkestein per escludere il commercio ambulante, e la Direttiva sui lavoratori dislocati, dove al principio del paese d’origine va sostituito il principio della territorialità: chi opera in un determinato Paese dell’Unione applica le condizioni contrattuali in esso vigenti; chi vince appalti in un Paese membro opera dal territorio di quel paese e applica le normative in esso vigenti. Vanno, inoltre, bloccati i trattati commerciali regressivi come il Ceta o il Ttip. Alla Bce va attribuito un obietivo di tasso di occupazione, oltre che di inflazione, come avviene per la Fed degli Stati Uniti. Va reso effettivo il vincolo sui saldi commerciali: gli attivi della bilancia commerciale della Germania sono più dannosi del superamento della soglia del deficit prevista nei Trattati. Infine, va promosso un meccanismo di gestione condivisa, con strumenti di mercato, dei debiti pubblici (vedi proposta Minenna).

Il cambiamento e la discontinuità rispetto alle politiche degli ultimi anni costituiscono l’elemento fondamentale di questa visione, che ambisce a radicarsi in maniera stabile nella società italiana. Non mille promesse ma progetti che servono, scritti bene, da fare meglio. Un lavoro ben fatto. La politica che ritrova il suo ruolo di servizio a favore dei cittadini.

Per questo Liberi e Uguali partecipa alle elezioni politiche con una proposta autonoma e alternativa ai partiti esistenti, con una lista che è il primo passo verso la costruzione di un nuovo soggetto politico comune delle forze progressiste, civiche e di sinistra nel nostro paese.

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