Le condizioni del trasporto pubblico locale (TPL) nella Regione Lazio, nell’area metropolitana della capitale e a Roma sono insostenibili e vanno radicalmente migliorate. I cittadini, in particolare nelle periferie, soffrono quotidianamente le carenze sia in termini di condizioni di trasporto, sia in termini di attese, sia per la qualità dell’aria in città. Ma Atac è soltanto la punta dell’iceberg, le cause sono tante. Innanzitutto, il taglio anno dopo anno delle risorse finanziarie trasferite dal bilancio dello Stato per investimenti e mezzi; in tale quadro, l’ulteriore riduzione dovuta al dirottamento da parte della Giunta Polverini di larga parte delle risorse per il TPL di Roma e la conseguente impennata del debito della municipalizzata, alimentato anche e in misura significativa dai mancati trasferimenti da Roma Capitale per il contratto di servizio; la disordinata, distorta e costosissima (in termini di servizi a rete) crescita urbanistica della città e la conseguente scarsissima densità residenziale nelle area più periferiche; l’assenza di una adeguata e coordinata programmazione di sistema e scelte contraddittorie con la “cura del ferro”, a partire dall’autostrada a pagamento Roma Latina.

 

Nel perimetro delle responsabilità della municipalizzata, vanno invece inscritte la qualità del management e la dipendenza dalla politica nel governo dell’azienda; la stratificazione di rendite interne, anche in un intreccio perverso con alcune organizzazioni sindacali; l’abnorme numero di assunzioni nel quinquennio del Sindaco Alemanno. Da ultimo, il continuo ricambio dei vertici in epoca M5S e un concordato preventivo improvvisato, lacunoso e incerto nei presupposti per il risanamento e irresponsabile perché può provocare gravi ripercussioni sui livelli di occupazione e -conseguentemente- sull’ulteriore riduzione delle prestazioni di servizio.

 

Il nostro NO è contro la conservazione, contro gli insopportabili disagi per i cittadini e per la radicale riorganizzazione di Atac. Il nostro NO è per evitare l’illusoria scorciatoia della privatizzazione di un servizio pubblico essenziale la cui qualità dipende, prima che dalla natura pubblica o privata della gestione, da condizioni strutturali. Le esperienze di  “liberalizzazi/privatizzazione” hanno dimostrato che il servizio peggiora poiché tutto è finalizzato al profitto, che le periferie vengono ancor di più abbandonate, che la qualità dell’aria non migliora e che peggiorano le condizioni di lavoro. Il nostro NO è condizione necessaria per risolvere i problemi strutturali del TPL nel Lazio, nell’area metropolitana e a Roma.

 

Il nostro NO è un SI ad un “patto per la mobilità” tra Governo, Regione, Città Metropolitana, Roma Capitale, Municipi, comitati di cittadini e lavoratrici e lavoratori di Atac intorno alle seguenti proposte, condizionate al completamento del concordato preventivo:

 

  • Per il Governo nazionale
  • Incremento e rideterminazione dei criteri di ripartizione del Fondo Nazionale Trasporti;
  • Finanziamento investimenti  su  metroferro,  con  stanziamento certo (almeno 300 mln/anno per 10 anni);
  • Finanziamenti per rete dedicata alla ciclabilità con scambi bus-metro;
  • Cofinanziamento acquisto autobus e treni;
  • Manutenzione straordinaria linee A e B (425 mln);
  • Modifica legislativa per  consentire  iscrizione  a ruolo  delle  multe  non  pagate;

 

Per la Regione Lazio

  • Istituzione di un’agenzia di coordinamento della mobilità regionale e metropolitana;
  • Riqualificazione Ferrovie concesse (Roma-Lido, Roma-Viterbo, Roma-Giardinetti);
  • Ripristino finanziamento al trasporto pubblico di Roma almeno a 300 milioni anno;
  • Cofinanziamento acquisto autobus e treni;
  • Polo Unico Manutentivo di concerto con il Comune;
  • Sistema integrato di bigliettazione 

 

Per Roma Capitale

  • Ampliamento rete metropolitana (prolungamento Metro B da Rebibbia a Casal Monastero e da Jonio a Bufalotta; prolungamento Metro A da Battistini a Torrevecchia e da Anagnina a Romanina; completamento Metro C);
  • Aumento dei km di corsie referenziali;
  • Polo Unico Manutentivo di concerto con la Regione;
  • Miglioramento della “qualità” dei percorsi  (es.  strade  senza  buche,  pensiline,  tabelle elettroniche per l’informazione agli utenti);
  • Politiche “accoglienti” della sosta;
  • Politica tariffaria, integrata con quella regionale, diversificata per fasce di utenti;
  • Contratti di servizio basati su sistemi incentivanti (corrispettivi legati alle performance; partecipazione dei Municipi nel controllo dei contratti di servizio; Tavolo permanente per controllo qualità  del servizio con  lavoratori e cittadini).

 

Per Atac

  • Incentivi a quadri e  dirigenti  legati  ai  risultati  di bilancio;
  • Lotta all’evasione  tariffaria;
  • Lotta alle “urgenze” e alle procedure in deroga, quindi adeguata programmazione degli  acquisti e dei  servizi;
  • Miglioramento condizioni di sicurezza di utenti e lavoratori (sorveglianza  stazioni e  percorsi);
  • Aumento produttività  del lavoro  al  livello  dei  migliori  competitor  italiani, a  parità  di salario e livello  occupazionale;
  • Utilizzo delle potenzialità  offerte  dalle tecnologie  per migliorare  i  servizi  di vendita  dei  titoli  di viaggio  (app, carte di credito, ecc),  per effettuare controlli puntuali e tempestivi sul servizio erogato e per info in tempo reale agli utenti.

   IL  REFERENDUM:  LE  CINQUE BUGIE

 

  1. Il debito di Atac: non sarà cancellato con la messa a gara del servizio, continueranno a pagarlo i cittadini di Roma;
  2. I km prodotti: il problema dei romani è avere più trasporto pubblico, la messa a gara del servizio non aggiunge km.
  3. «ci può salvare  solo la  gara»: «privatizzare» Atac significa solo cambiare proprietà, mentre l’esperienza ovunque nell’Ue è stata negativa e, a cominciare da Londra, si torna alla gestione pubblica perché i privati hanno aumentato tariffe, ridotto investimenti e qualità del servizio e peggiorato le condizioni del lavoro;
  4. il management: non è vero che il management privato è meglio di quello pubblico, lo dimostra la tragica esperienza per utenti e lavoratori di Roma TPL, gestore privato del 20% del servizio di trasporto cittadino;
  5. «nessuno sarà licenziato»: il quesito referendario prevede solo clausole sociali (tra l’altro facilmente aggirabili come noto) per la salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio. E  dopo?

 

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 Comitato NO privatizzazione:

 
Paolo Berdini     (urbanista)
Vittorio Sartogo (C.A.L.M.A.)
Maurizio Messina (Associazione pendolari Roma-Lido)
Simona Gabrielli   (Lavoratrice indotto ATAC)
Alessandro Farina (lavoratore indotto ATAC)
Massimo Luciani    (Circolo lavoro SI)
Leopoldo Nascia    (Sbilanciamoci)
Vezio De Lucia      (Urbanista)
Alberto Benzoni
Giuseppe Libutti    (Coordinamento per l’attuazione della Costituzione)
Gaia Pallottino       (Associazione residenti centro storico)
Riccardo Agostini    
Luca Martino (Rete sociale III Municipio non sono sicura del nome)
 
 
Comitato operativo
 
Stefano Caroselli
Ivan Errani
Matteo Cori
Mattia Ciampicacigli
Giovanna Seddaiu
 

 

 

 

 

 

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