Un’altra giornata triste per Roma. Stavolta è il progetto stadio per la Roma. Per noi, si è colpevoli soltanto dopo condanna definitiva. Tuttavia, le indagini in corso vertono sui nodi che abbiamo individuato da subito: la seconda versione del progetto nasceva viziata sia sul piano delle procedure urbanistiche adottate, sia sul piano dell’interesse della città, ancora una volta sacrificato a interessi particolari, finanziari e immobiliari. Lo scambio abbattimento delle cubature, minori infrastrutture a carico dei privati, 100 milioni di euro dal bilancio dello Stato impegnati dal Governo Gentiloni e, infine, il tempestivo emendamento del Pd in Parlamento per consentire fino al 20% di edilizia residenziale nelle strutture adiacenti agli stadi, hanno definito un pacchetto squilibrato a drammatico svantaggio dell’interesse pubblico. È un punto politico, non giudiziario. A febbraio scorso con la collega Cristina Grancio, coraggiosamente uscita dal Gruppo Capitolino M5S proprio sulla questione stadio, abbiamo depositato due interrogazioni all’assessore Montuori su procedure urbanistiche violate e sulla opaca catena societaria di James Pallotta, titolare della proprietà del business park nel quale lo stadio è inserito. Nonostante le sollecitazioni, nessuna risposta. Dato il coinvolgimento diretto del Campidoglio nelle indagini e i capisaldi dell’opera in discussione, chiediamo alla Sindaca Raggi di venire al più presto in aula Giulio Cesare a dire alla città cosa intende fare sul progetto a Tor di Valle.

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