Il testo del Disegno di Legge D’Uva-Molinari per le cosìdette “pensioni d’oro” non è ancora stato pubblicato dalla Camera. Viene presentato dal M5S come un atto di portata storica. In realtà, è semplicemente una modalità tecnica diversa per calcolare il contributo di solidarietà introdotto più volte nell’ultimo decennio dai diversi governi che si sono succeduti.
Non è un ricalcolo delle pensioni retributive attraverso il metodo contributivo.
È, per i ratei oltre 4.000 euro mensili, un contributo di solidarietà crescente in riferimento all’anticipazione dell’età della pensione rispetto all’età di pensionamento di vecchiaia vigente nell’anno dell’avvenuto pensionamento.
È una proposta condivisibile, ma va collocata dentro un quadro coerente di interventi di giustizia sociale. Non è sufficiente finalizzarne i risparmi di spesa al sostegno alle pensioni sociali o agli esodati. Sarebbe surreale se fosse lo spot del M5S, di poche centinaia di milioni all’anno, da affiancare allo spot miliardario della Lega per ridurre le aliquote irpef più elevate con copertura da tagli al welfare o alle detrazioni fiscali per i redditi più bassi e medi. La politica economica e sociale deve essere coerente. Un singolo provvedimento giusto, in un quadro di segno radicalmente regressivo, sarebbe una foglia di fico vergognosa e mortificante.
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