Una grande occasione sprecata, anzi un boomerang: una maggioranza dotata di un largo consenso per il cambiamento porta al rafforzamento politico del fronte “non c’è alternativa” all’europeismo liberista. L’accordo raggiunto in extremis da Salvini e Di Maio con la Commissione europea fa venir meno, in una fase di rallentamento dell’economia europea, il segno espansivo della manovra di bilancio che diventa restrittiva sul triennio con l’aggravamento delle clausole di salvaguardia su IVA e accise e tagli a importanti crediti di imposta per imprese e lavoratori.
Cosi, neanche il rapporto debito-Pil ne beneficerà . Un capolavoro, esito di improvvisazione e cedimento agli interessi più forti. Oltre alla beffa, il danno dell’aumento dello spread su famiglie, imprese e finanza pubblica. Un’alternativa esisteva, difficile, ma possibile: la conferma degli obiettivi di deficit votati dal Parlamento e la concentrazione dell’extra-deficit sugli investimenti pubblici in piccole opere, in particolare nel Mezzogiorno. E’ una giornata triste per chi ha a cuore gli interessi del lavoro e la democrazia costituzionale, conclude.
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