Comprensibile da parte del Presidente Draghi la difesa d’ufficio dell’euro. Ma è evidente il bilancio drammaticamente negativo della moneta unica sul piano economico e politico: progettato e realizzato come fattore di svalutazione del lavoro nel quadro dell’estremismo mercantilista Made in Germany ha contribuito, insieme al mercato unico, ad amplificare le divergenze economiche, sociali e territoriali. Mai come ora sono stati così distanti i popoli europei. La moneta unica è stato un errore storico. Ma non vi sono scorciatoie. Il punto non è uscire o rimanere nell’eurozona o nell’Unione europea. Il punto è l’insostenibilità dell’euro e del mercato unico e l’inesistenza delle condizioni storico-politiche per le correzioni necessarie ad un suo funzionamento coerente con la protezione del lavoro e la salvaguardia della democrazia costituzionale. Invece che celebrare il ventennio, su tali contraddizioni andrebbe aperto un confronto, a cominciare dall’esigenza di una Banca centrale normale, prestatore di ultima istanza per contenere il primato della finanza sulla democrazia. Una Bce impegnata contro la disoccupazione oltre che contro l’inflazione, come la Fed.

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