Nonostante l’inaccettabile segretezza dei lavori, piano piano emerge tutta la devastante portata costituzionale della cosiddetta “Autonomia regionale differenziata”. Dopo le regioni del Mezzogiorno più consapevoli e responsabili, dopo Sindaci di importanti città come Milano, prendono una chiara posizione anche le organizzazioni sindacali. L’impianto contenuto nella intesa preliminare, firmata il 28 Febbraio 2018 dall’ex Premier Gentiloni con i Presidenti di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna porta “alla secessione dei ricchi”. Le risorse per i fabbisogni standard non possono essere determinate in riferimento al gettito raccolto sul territorio. Cosi, il federalismo differenziato proposto da Veneto e Lombardia e imposto al Governo dalla Lega, che rimane Nord nonostante la riverniciatura salviniana, determinerebbe la fine dell’unità nazionale. Dalla sanità alla scuola, all’università, al welfare, ai servizi al cittadino nascere e vivere al Sud significherà avere meno diritti sostanziali, economici e sociali in confronto ai residenti nelle regioni ricche del Paese. Vuol dire che l’Italia non sarebbe più una nazione, ma un’espressione geografica dove anche le Regioni più forti sarebbero colonie tedesche. Data la rilevanza costituzionale degli atti in discussione, sarebbero inaccettabili blitz del Governo. Il Parlamento deve poter intervenire prima della firma delle intese e evitare la fine sostanziale dell’unità della Repubblica. 
 
 
 
 
 

 

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