Né secessione dei ricchi, né secessione dei poveri. Governatori e Sindaci del Sud non cadere nella trappola della Lega Nord. Diamo forza allo Stato centrale. Su autonomia differenziata, l’inseguimento orgoglioso da parte di governatori e perfino sindaci del Mezzogiorno della deriva Nord leghista è autolesionistico e aggrava i rischi per l’Italia. Al di là della perdente partita finanziaria e inevitabilmente amministrativa dato lo squilibrio di dotazioni infrastrutturali e produttive, è inaccettabile l’attribuzione alle Regioni della scuola pubblica o delle funzioni di regolazione di materie fondamentali anche se, oltre a Veneto e Lombardia, la ottengono anche la Campania, la Puglia o Napoli città autonoma. Va respinta la secessione dei ricchi anche se accompagnata dalla secessione dei poveri. L’italia diventerebbe una mera espressione geografica di staterelli e città stato, colonie tedesche anche al Nord. Dobbiamo recuperare il sentimento costituzionale di Patria al fine di dare sostanza etica all’articolo 3 della nostra Carta fondativa. L’Italia e il Mezzogiorno hanno bisogno di uno Stato nazionale forte, autorevole, capace di correggere gli squilibri territorio e definire e attuare, in un intenso negoziato internazionale, un programma per il Sud incardinato sul passaggio nel Mediterraneo della ‘via della seta’. Con le Zes e le decontribuzioni non si va da nessuna parte. Al contrario, va costruito da Milano a Palermo, un fronte di sindaci, governatori, amministratori, rappresentanze economiche e sociali, energie della cultura per fermare l’autonomia differenziata, non moltiplicarla, e definire prima di tutto i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.
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