Amarissimo risultato nelle elezioni europee in Italia, purtroppo largamente atteso, data l’inconsistenza ideologica del M5S, l’europeismo liberista del Pd-Siamo Europei e l’altraeuropeismo autoreferenziale de La Sinistra. Incomprensibile la soddisfazione dal Nazareno, con un numero di voti inferiore al 2018 in un quadro dove il M5S perde oltre 6 milioni di voti e la sconfitta nettissima in Piemonte dove l’intero Nord va in mano alla Lega, nazionale nel consenso ma secessionista nell’anima. Amarissimo risultato anche nella Ue. Considerati gli esiti del voto in Francia, Italia, Regno Unito e in misura diversa in Germania, per rimanere ai Paesi core, è consolatoria e preoccupante la lettura dei media mainstream: soddisfatti perché “i sovranisti non hanno sfondato”. Siamo ad un passaggio di fase storica, ovunque nella Ue. Per evitare di aggravare lo scenario, trattenere gli istintivi appelli unitari: invece degli stanchi rituali di raggruppamento di ceto politico, va promosso e condiviso un radicale cambio di paradigma. Per riconquistare la rappresentanza delle fasce sociali più in difficoltà, è necessaria una svolta “nazionale-popolare” e keynesiana.

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