Articolo pubblicato sull’Huffington Post

Piombino. La destra, il centro-destra per essere politicamente corretti, elegge per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana il sindaco di Piombino. È vero, le elezioni comunali hanno evidenziato la vittoria del ‘centro-sinistra’ riunito, a geometria variabile e più o meno civico, intorno al Pd in tanti Comuni importanti, anche con affermazioni nette al primo turno: da Bergamo a Modena, da Firenze a Bari.

Al secondo turno, viene brillantemente riconfermato Biffoni a Prato, un contesto difficilissimo. Il centro-sinistra si riprende anche Livorno, dopo l’incolore stagione grillina. Resiste a Reggio Emilia, ma cadono Ferrara e Forlì. Piombino, però, è un colpo insopportabile.

A Piombino c’è la parabola della sinistra storica, legata alla classe operaia delle acciaierie. Certo, la Lega che sfiora il 30% alle elezioni europee e che ora è architrave della coalizione comunale vincente non è un fulmine a ciel sereno. Il declino della sinistra ha seguito il declino delle acciaierie. La sinistra al 70% è un ricordo lontano da tempo.

Ma leggere oggi i risultati di Piombino fa male. Piombino mette tutti noi, ancora di più, davanti a un bivio: vogliamo provare a riconquistare la fiducia e la rappresentanza delle face di popolo emarginate? Oppure, consideriamo anche i nostri vecchi riferimenti sociali irrimediabilmente populisti, finanche fascisti e razzisti? Si sono rivolti alla Lega perché hanno subito una mutazione morale, oppure perché disperati, in quanto abbandonati e colpiti da chi li doveva proteggere?

Insomma, siamo di fronte a un quadro difficile, ma variegato dove è evidente il grido di dolore nel voto e dove è altrettanto evidente l’uso consapevole del voto da parte di cittadini che, nell’urna, sono meno trainati dalla ‘pancia’ di quanto i media mainstream vorrebbero far credere: nella stessa cabina elettorale, con la stessa matita in mano, nello stesso minuto, elettori e elettrici differenziano spessissimo il voto per il parlamento europeo e il voto per il Comune.

Un quadro mosso, segnato da ampi spazi di manovra, il contrario della consolatoria lettura dell’ ‘onda nera’, della ‘deriva razzista’, richiamata per giustificare con eventi soprannaturali, extra-politici, interamente sovrastrutturali, l’incapacità o la paura di leggere la fase da larga parte delle sinistre, sia quella riformista che quella cosiddetta ‘radicale’.

Un quadro da affrontare con la consapevolezza che, per ora, sono tre le polarità in campo: la destra nazionalista; un settore cosmopolita, liberal-europeista o astrattamente altro-europeista, unito o dis-unito, da ‘La Sinistra’ fino a ‘+Europa’ e loro addentellati civici, auto-confinatosi nella rappresentanza delle fasce sociali benestanti e ben-pensanti; il M5S che, in inevitabile difficoltà a causa della sua fragilità ideologica, ancora è il riferimento, sempre più tiepido e sempre meno riconosciuto, di fasce di popolo periferico.

Noi, con il movimento politico Patria e Costituzione, alle fasce sociali e agli interessi periferici vogliamo provare a parlare, dare rappresentanza e risposte utili.

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