Articolo pubblicato sull’Huffington post

Caro Presidente Zaia, caro Presidente Fontana, Caro Presidente Bonaccini, raccontate la verità. Basta prese in giro degli italiani. La verità è scritta nei testi che avete concordato prima con il Governo Gentiloni, ora con il Governo Conte: volete più risorse per le “vostre” Regioni a scapito di tutte le altre.

Per Veneto e Lombardia, vi coprite dietro un quesito referendario talmente generico da essere ecumenico e comunque fonte impropria di legittimazione, data la portata nazionale delle conseguenze e la restrizione territoriale degli aventi diritto al voto.

La vostra pretesa rimane radicalmente contraddittoria con la nostra Costituzione, nonostante le sciagurate modifiche del 2001 al Titolo V. Il vostro obiettivo non è maggiore efficienza a parità di risorse utilizzate per le 23, 20 e 15 competenze che rivendicate. Il vostro obiettivo è prendervi maggiori risorse della comunità nazionale.

Al di lá del numero di competenze, il testo definito per ciascuna regione ha identico meccanismo di appropriazione fiscale. Fate gli azzeccagarbugli con medie storiche che medie non sono. Escludete la spesa per interessi dal conto del cosiddetto “residuo fiscale”.

Grande furbata: le maggiori risorse future sono esclusivamente vostre, il pagamento degli interessi testa a carico di tutti. Le risorse che volete trattenervi sono inizialmente agganciate alla spesa storica. Poi, lasciato facilmente scadere l’anno previsto senza fare i Lep, ve le accaparrate in misura sempre più ampia.

È scritto, all’art 5 – Risorse finanziarie, del “Testo concordato” e pubblicato il 25 Febbraio scorso sul sito del Ministero degli Affari Regionali. Dato il vincolo nazionale all’invarianza delle risorse, vuol dire che, non soltanto il Mezzogiorno, ma il resto del Paese avrà tagli sempre più profondi a programmi fondamentali come sanità, scuola, infrastrutture, politiche sociali.

Tenete segreti i documenti. Il Presidente Fico e la Presidente Casellati dovrebbero chiedere al Governo di rendere disponibile al Parlamento l’appunto preparato dal Dipartimento Affari Economici e Legislativi della Presidente del Consiglio.

Lí vi sono descritti i dati di realtà che volete nascondere. Ma voi volete escludere il Parlamento della Repubblica. Puntate al blitz con un voto prendere o lasciare da parte delle Camere.

Vi illudete: di fronte al più devastante attacco alla Costituzione dalla sua entrata in vigore, di fronte al baratro della fine sostanziale dell’unità nazionale, faremo dentro e fuori il Parlamento le barricate con tutte le forze economiche e sociali impegnate nella difesa della Patria.

Smaschereremo il bluff del “nazionalista” Salvini, abile piazzista del secessionismo nordista nel Mezzogiorno. Speriamo che il M5S svolga la funzione nazionale che il voto del 4 Marzo, soprattutto dal Sud, gli ha assegnato.

Speriamo anche che la parte più lungimirante delle classi dirigenti settentrionali riconosca che la secessione di fatto implica aggravamento della colonizzazione franco-tedesca della “Padania”.

Su una partita così rilevante per il futuro dell’Italia, per evitare di tornare ad essere “un’espressione geografica”, sarebbe utile promuovere in Parlamento una discussione seria sull’intreccio di questioni politiche vere dietro la richiesta di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna.

Primo, il “vincolo interno” alla redistribuzione fiscale in senso progressivo scritto nella Costituzione è sempre più in tensione con il “vincolo esterno” imposto dal mercato unico europeo e aggravato dall’eurozona.

Secondo, il Mezzogiorno, dati i tagli alla spesa pubblica, la sempre più ampia emigrazione e i mercati aperti, non è più la fonte di domanda che è stata fino a tre decenni fa.

Terzo, le politiche supply side necessarie a reggere il passo dell’estremismo mercantilista Made in Germany sono, dato il nostro debito pubblico, impossibili a scala nazionale. Per ridurre tasse e contributi previdenziali, si continua a smantellare il welfare universale sostituito per i nuclei forti di lavoratori dal welfare aziendale. Ma non basta.

Una classe dirigente seria guarderebbe in faccia la realtà. Unita nella difesa dell’interesse nazionale, si impegnerebbe per allentare il “vincolo esterno” e sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno, chiave decisiva per dare peso politico anche alle regioni del Nord. Invece, siamo in una carsica “guerra di secessione”, perdente per tutti.

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