Di fronte all’insostenibile condizione del ciclo dei rifiuti a Roma è inaccettabile rivolgersi ad Ama con il messaggio implicito che incolpa i lavoratrici e lavoratori lavativi. Lavoratrici e lavoratori di Ama nella stragrandissima maggioranza operano in condizioni proibitive, spesso indecenti e diventano caprio espiatorio di cittadini giustamente inferociti. L’ordinanza della Giunta Zingaretti si è resa necessaria per precettare gli impianti nel Lazio, non i lavoratori che, con grande senso di responsabilità, hanno accettato i tre turni giornalieri e ulteriore lavoro straordinario nei festivi. Vanno messi in fila i problemi: la carenza nella raccolta, oltre che a insufficienti impianti di sbocco, dipende dai pochi mezzi circolanti, decimati dai guasti e dalle scarse risorse a disposizione per la manutenzione. È evidente che le responsabilità politiche del disastro davanti a noi vanno indietro nel tempo e investono tutti i livelli istituzionali. È evidente il ritardo nella definizione del piano regionale per il ciclo dei rifiuti. È evidente anche che l’auto-sufficienza della Capitale per il ciclo dei rifiuti non si realizza in tre anni. Ma è altrettanto evidente la colpa della Sindaca Raggi: 5 mesi senza assessore; da fine 2016, continui ricambi degli amministratori di Ama e, dopo tre anni, non soltanto non si è avviata alcuna infrastruttura, ma non c’è ancora un piano industriale per Ama, come hanno ammesso i vertici appena nominati. È ora di affrontare le cause strutturali. Il grave conflitto istituzionale in corso non può scaricarsi sui lavoratori.

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