Leggiamo di una Lega impegnata per sostituire il prof Giovanni Tria al vertice del Mef. Con tutto il rispetto per gli altri Ministri in discussione, qui siamo di fronte al nodo politico di fondo, al bivio sulle prospettive del governo e della legislatura, dei rapporti con il Quirinale: la Lega che vuole fare? Vuole diventare il partito nazionale e nazionalista che, con la sponda di Trump, forza fino alla possibile rottura la relazione con Berlino, Parigi, Bruxelles e Francoforte? Oppure, rimane Lega Nord, quindi attua un’autonomia differenziata di spaccatura irreversibile dell’unità nazionale, una Flat Tax ‘coperta’ dai tagli al welfare e continua, al di là delle affermazioni roboanti di Matteo Salvini, a seguire, dopo negoziati minimalisti, i precetti dell’Ue e dell’euro-zona e a difendere gli interessi della sua base sociale legata all’export? Qual è la linea della Lega? Il conflitto principale è dentro la Lega, non tra Lega e M5S. Finora, la Lega è stata quello che è: partito di conservazione degli interessi più forti, forte soltanto con i disperati. Siamo a una svolta? No. Per una svolta è necessario un partito che sia davvero dalla parte del lavoro e dell’unità nazionale nel solco della nostra Costituzione.

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