Per dare credibilità e concretezza alla “svolta nelle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”, come proposto nella Direzione Nazionale del Pd andrebbe esplicitato un punto fermo: per il 2020, rinegoziare l’obiettivo di deficit indicato nella lettera del 2 Luglio di Conte e Tria alla Commissione europea.
Confermare tale obiettivo imporrebbe una manovra recessiva e determinerebbe un ulteriore aggravamento delle condizioni economiche e sociali dell’Italia e, di conseguenza, un aumento del debito pubblico. Sarebbe una linea di assoluta continuità con le politiche dei governi di centro-sinistra più o meno ulivisti e avrebbe inevitabilmente gli stessi iniqui e pericolosi risultati economici e politici. Le clausole di salvaguardia vanno cancellate senza provare a coprirle con altre tasse o con tagli di spesa. In particolare, i tagli di spesa avrebbero effetti ancor più recessivi degli aumenti dell’Iva o di altre imposte. Cancellare senza coprire gli aumenti di IVA e accise, porterebbe il deficit nel 2020 al 3% del Pil. Dato il deterioramento della fase, sarebbe un obiettivo anti-ciclico, utile, razionale, compensibile anche per i mercati. Speriamo che il Pd abbia imparato la lezione del Governo Monti.

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