Sul Mes, è autolesionistica la rappresentazione di uno scontro tra europeisti responsabili e irresponsabili sovranisti, tra chi vuole salvaguardare la continuità dell’Italia nella Ue e nell’eurozona e chi vuole rompere. Va valutato il testo del trattato e il contesto, senza subalternità culturale e politica da parte della maggioranza e senza strumentalità da parte dell’opposizione. Il testo, per Paesi in condizioni di finanza pubblica come l’Italia, elimina le possibilità di sostegno finanziario senza dover ristrutturare il debito pubblico. Determina, di fatto, un enorme rischio di scenario che si autoavvera. Tanto più in un contesto, da un lato, di pressioni tedesche e della cosidetta Lega anseatica per invertire il segno della politica monetaria della Bce e, dall’altro, di restrizione delle possibilità acquisto di titoli sovrani da parte delle banche, condizione posta da Berlino per il completamento dell’Unione bancaria. Il Mes non è nel programma della maggioranza. Il Pd eviti forzature. Sul Mes, il Parlamento, il 19 Giugno scorso, si è rivolto in modo molto chiaro al governo per “render note alle Camere le proposte di modifica al trattato ESM, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato.” Il Parlamento non è stato chiamato a pronunciarsi nel merito. Non vi può essere stata nessuna determinazione definitiva, né può esservi il 13 Dicembre. Senza ulteriori drammatizzazioni, il governo riconosca che non ha avuto e non ha il mandato per firmare il trattato. Il negoziato sul Mes va riaperto.
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