Sulla drammatica vicenda delle autostrade, le buone intenzioni di Aspi, annunciate oggi a La Repubblica dall’a.d. ing Tomasi, non risolvono il problema. Non vi è motivo di dubitare delle improvvise buone intenzioni di Aspi, del piano di investimenti e di assunzioni predisposto, guarda caso, dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Ma la corretta gestione di un bene pubblico essenziale come le autostrade non può essere lasciata alle convenienze congiunturali di un concessionario ‘sotto botta’. È provocatorio invocare ‘pacificazione’, come fa l’ing Tomasi: non c’è stata e non c’è nessuna guerra alla libera impresa o a una singola azienda. Semplicemente e tardivamente, il governo tenta di arginare mega-rendite a danno dei cittadini. Finalmente, dopo oltre 20 anni di totale svendita dell’interesse pubblico agli interessi privati, lo Stato avvia il recupero della sua funzione costituzionale. Il modello di gestione dei monopoli naturali, come autostrade e aeroporti, va radicalmente cambiato perché non c’è concorrenza di mercato. Il modello ‘price cap’, tra l’altro applicato attraverso formule tariffarie squilibrate e senza controlli adeguati, va archiviato. Lo Stato deve essere protagonista della gestione. Il governo deve andare avanti per le revoche con la massima determinazione, nonostante la carota dell’ing Tomasi e il bastone delle minacce di contenzioso miliardario dai concessionari-rentier.
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