Innanzitutto, un ringraziamento al Presidente Conte e alla delegazione italiana per il lavoro fatto con determinazione e professionalità. Il compromesso faticosamente raggiunto a Bruxelles è un risultato politico non scontato per l’Unione europea e, ancor di più, per l’Italia. Data la posta in gioco, è stato raggiunto un risultato equilibrato, dove a fronte delle importanti maggiori risorse previste per noi, i “frugali” e la Germania conquistano sconti di 8 miliardi all’anno sul bilancio europeo, confinato al limite della proposta, allora giudicata inaccettabile, della Presidenza finlandese. Inoltre, le condizionalità su trasferimenti e prestiti legate alle raccomandazioni del “Semestre europeo” e il “freno d’emergenza” sono norme davvero rischiose. Tuttavia, il punto è che, nel contesto delle devastanti conseguenze del Covid-19, la posta in gioco era inadeguata. Sono rimasti fuori dalla trattativa nodi cruciali: per i prestiti previsti nell’ambito del Recovery and Resilience Facility vale la Golden rule? In altri termini, sono aggiuntivi o sostitutivi degli investimenti già inclusi nel nostro Def? È evidente che senza Golden rule sarebbero sostanzialmente inutili. In generale, le soffocanti regole di bilancio sospese per il Covid-19 verranno riattivate a breve, come indicato dal Vice-Presidente Dombrovskis, o la pausa verrà prolungata per consentirne una radicale riscrittura? Infine, per l’Italia sono cruciali i prossimi mesi: la Bce innalza il volume di acquisti di Titoli di Stato per consentirci subito l’ulteriore maggior deficit necessario a soccorrere lavoratori, famiglie imprese? E poi, verranno sterilizzati i Titoli acquistati dalle banche centrali nazionali per evitare l’insostenibilità di un debito pubblico al 170% del Pil? Il nostro futuro dipende dalle risposte a tali domande, nonostante il pareggio a Bruxelles.
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