È in atto un’operazione di cinico gattopardismo da parte di Atlantia con il tentativo di fare di dell’ex a.d. Castellucci, compensato con 13 milioni di euro di buonuscita, il capro espiatorio delle rendite miliardarie estratte dalle tasche degli automobilisti in vent’anni di vergognose concessioni. Le intercettazioni e le conseguenti meritorie azioni della magistratura non rilevano nessuna novità: era già tutto scritto negli atti dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti e in un’accurata Deliberazione della Corte dei Conti di Dicembre scorso: aumenti ingiustificati delle tariffe, investimenti minimi e utili stratosferici distribuiti a Benetton e soci, ulteriormente innalzati attraverso 16 miliardi di indebitamento. Il cambio di management ad Atlantia non ha determinato nessuna novità sostanziale, come ha reso evidente l’inaccettabile piano economico finanziario presentato da Aspi al Ministero dei Trasporti il 22 Settembre scorso: viene riproposta la medesima operazione sulle tariffe, finalizzata ad aumentare di 4-5 miliardi il valore dell’88% di Aspi che Atlantia si è impegnata a vendere ad una cordata guidata da Cdp. Ma, alla radice, il problema non sono Benetton e soci. La causa della sistematica negazione dell’interesse pubblico è la gestione privata dei monopoli naturali come le autostrade e gli aeroporti. La gestione deve tornare in mano pubblica. Se Atlantia continua a pretendere per la quota di Aspi un prezzo superiore a quanto corrispondente alla tariffa definita da ART, il Governo deve arrivare alla revoca della concessione.

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