Sulla revisione del Mes, è necessario fermarsi e fare un’analisi del quadro macroeconomico e di finanza pubblica nel quale ci troviamo. Un quadro completamente diverso da un anno fa. Oggi siamo in un’altra era geologica rispetto alla fase pre-Covid e la revisione del Mes è stata predisposta prima della pandemia. Oggi sono ancora più gravi i rischi evidenziati nelle audizioni della Commissione Bilancio a Dicembre scorso: con un debito pubblico al 160% del Pil, senza ristrutturarlo non si accede a nessuna linea di credito. L’approvazione della revisione del Mes aumenta i rischi di ristrutturazione del debito pubblico e gli spread per gli Stati a debito pubblico più elevato. L’Italia dovrebbe invitare i partner dell’Eurozona a una riflessione, a uno stop. Così come è stata definita una pausa per le regole del Patto di stabilità o per la normativa sugli aiuti di Stato. Chiedere una sospensione del processo di revisione del Mes è semplice buon senso. Un rinvio per riscriverlo. Dieci giorni fa l’Istituto Delors di Berlino ha pubblicato un paper che dettaglia le ragioni per le quali non funziona la revisione del Mes definita prima del Covid, proponendo di spostare le risorse, versate e autorizzate, a livello comunitario, come garanzie per le emissioni di titoli europei. Posizione accolta con favore da David Sassoli e Enrico Letta, non proprio pericolosi sovranisti.
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