La drammatica vicenda dei migranti sequestrati sulla Diciotti ha avuto due protagonisti negativi: da un lato, il governo italiano che ha utilizzato persone per negoziate con i governi Ue; dall’altro i governi della Ue. Purtroppo, non soltanto i governi cosiddetti ‘sovranisti’, ma anche quelli dalla nobile retorica europeista.
Certo, il comportamento propagandistico e improvvisato dei vice-premier non ha aiutato, ma è inaccettabile la ribadita chiusura anche di Berlino, Parigi, Madrid al minimo di cooperazione necessaria a un’ ‘Unione’ strutturata da un mercato comune e legata da moneta unica.
Il veto annunciato dal Governo Italiano sul bilancio comunitario non andrebbe presentato come ritorsione per il vergognoso comportamento di tutte le capitali europee, tranne Dublino, sulla Diciotti, ma come inevitabile conseguenza della confermata indisponibilità alla condivisione dell’accoglienza e delle politiche per i migranti. L’obiettivo del veto dovrebbe essere ridiscutere la contribuzione finanziaria prevista per ciascun Paese. Come possono continuare a essere beneficiari netti di fondi anche italiani gli Stati del gruppo di Visegrad? Come possiamo continuare a subire il dumping sociale alimentato dal mercato unico? È necessario riconoscere con realismo il quadro di fronte a noi e affrontare la fase di ritirata in modo costruttivo
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